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L'Imperatore che non ti aspetti

imperatore

Quando si parla di imperatori romani, ci vengono subito in mente Ottaviano e la sua incredibile legislatura, lo stoico Marco Aurelio, i controversi Nerone e Caracalla o l’Optimus Princeps Traiano. Eppure, c’è un numero cospicuo di Principes romani quasi del tutto dimenticati e sottovalutati dalla tradizione storiografica. Primo tra tutti è sicuramente Claudio (41-54 d. C.). Costui fu considerato un completo idiota, facilmente influenzabile e incapace di governare, soprattutto dai membri della sua famiglia. Malgrado tali presupposti, sorprese tutti, dimostrandosi un ottimo amministratore: nel 43, intraprese la conquista della Britannia; si dedicò inoltre alla costruzione di numerose opere pubbliche, volte a migliore la vita dell’Urbe e del territorio romano tutto: l’acquedotto Claudio, un canale navigabile a nord di Ostia, e un complesso sistema di canali, finalizzato a controllare le esondazioni del lago Fucino. Ottenne il dominio delle province di Tracia, Mauritania e Licia, aumentando gli introiti delle casse statali. Altro imperatore estremamente sottovalutato è sicuramente Antonino Pio (138-161 d. C.). Costui fu il successore di Adriano e gestì in maniera perfetta le finanze statali, lasciando un patrimonio statale di 2 miliardi di sesterzi ai suoi successori; aumentò le elargizioni di denaro e cibo alla plebe, si dedicò con perizia alla costruzione di strade in Africa, Gallia, Italia e Pannonia e alla riparazione del porto di Puteoli e Terracina. Intraprese opere pubbliche e si adoperò per la difesa del Limes britannico, costruendo il vallo di Antonino, al fine di fronteggiare le incursione delle popolazioni della moderna Scozia.

Cesare

Grande fu sicuramente Aureliano, soprannominato Resitutor Orbis (270-275 d. C.). Costui divenne imperatore in una situazione di estrema crisi: imperversava una pesante crisi economica e sociale e il Medio Oriente era caduto in mano all’insurrezione palmirense, comandata da Zenobia, la regina guerriera, mentre la Gallia era finita nelle mani di Tetrico. Aureliano non si diede per vinto e prima sconfisse Zenobia e il suo generale Zabdas (272-273 d. C.), poi il ribelle Tetrico (274 d. C.); successivamente, si dedicò alla lotta contro le incursioni dei Vandali in Pannonia e dei Goti sul limes Danubiano. Si dedicò anche alla gestione della politica economica imperiale e alla protezione dell’Urbe (fece costruire, infatti, le mura aureliane tra il 270 e il 275 d. C.), riportando l’impero ai fasti di un tempo, in un periodo orrido che era quello della crisi del terzo secolo. L’ultimo imperatore di cui voglio parlare è Valentiniano I (364-375 d. C.). Anche lui divenne imperatore in una situazione non proprio rosea per l’impero; ciononostante, insieme al fratello Valente, a cui era affidata la parte orientale dell’impero, si adoperò per arginare le invasioni degli Alamanni, dei Pitti e dei Quadi, ottenendo buone vittorie, e lottò contro le ingiustizie che la plebe subiva, instaurando la magistratura del “defensor plebis”. Dopo questa carrellata di imperatori meno noti ai più ma non per questo immeritevoli di nota, non si può che constatare che la storia romana offra spunti di riflessione continui e modelli a cui ispirarsi facendo proprio il principio umanistico historia magistra vitae, sempre e comunque, anche quando tendiamo ad ometterla o a dimenticarla.

 

Nicolas De Nicolò - III 3B Liceo Linguistico