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L'arte delle icone

ortodosso

Fra le espressioni artistiche che hanno maggiormente influenzato l'arte sacra, particolarmente affascinante risulta essere  la tecnica pittorica delle icone, che nella lunga genesi della iconografia cristiana, affonda le sue radici nel Rus di Kiev, in epoca medievale.

A livello stilistico essa è fortemente influenzata dai canoni dell'arte bizantina con forme bidimensionali, che cominceranno a evolversi con diversi stilemi sia nella prospettiva sia nei dettagli, soprattutto nel resto dell'Europa orientale, e di fatto contribuiranno a connotare il mondo della pittura su tavola. 

Generalmente le icone russe sono dei dipinti su tavola decorati con metalli preziosi come l’oro - a cui si sostituì, in alcuni casi l’uso del rame, più economico e visivamente simile all’oro- e solitamente contornati da una cornice metallica con i nomi dei committenti. Spesso venivano realizzate come regalo di nozze, battesimo o anche per semplice devozione. Le icone furono molto importanti anche durante il regno di Caterina la Grande, che intuì la loro capacità di fungere da cosiddetta “biblia pauperum”, cioè un ‘medium’ iconico di diffusione di episodi  biblici tra le popolazioni analfabete.

Nonostante la loro funzione fosse assai rilevante in ambito religioso, vi sono poche notizie sugli artisti che le dipingevano. La loro arte, infatti, era ritenuta solo un semplice mestiere: si replicavano sempre le stesse immagini da secoli, senza che si ravvisasse la necessità di una vera evoluzione artistica. 

Anche nella Basilica di San Nicola è presente un prezioso esempio di questa arte, custodito nella cripta. Nello specifico si tratta di un particolare tipo di icona, detta "acheropita", realizzata come ex-voto. Secondo una leggenda celebre in tutto il mondo slavo, fu realizzata dallo Zar serbo Uros III dopo essere stato accecato da suo padre, poiché San Nicola gli aveva miracolosamente restituito la vista. Pur mostrando i segni del tempo, ancora oggi risulta magnetica nel suo splendore e illumina l'abside della cripta di un bagliore dorato e ammaliante.  

 

Eleonora Mangia IV B- Liceo Classico