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Oltre i limiti

Quante volte nella vita ci confiniamo nella nostra comfort zone per paura di cosa ci attende al di fuori di essa? "Oltre i limiti", il libro del dottor Francesco Manfredi, presentato dall’autore nella nostra scuola, illustra le imposizioni, fisiche e mentali, che almeno sulla carta dovrebbero trattenere persone affette da disabilità dal compiere gesti eccezionali. Come ben sottolineato dal dottore, non sono però le disabilità congenite o provocate da incidenti a costituire un insormontabile problema di salute: il sovrappeso, uno stile di vita sedentario, una postura scorretta sono minacce al benessere fisico, spesso e a lungo andare, più gravi della perdita di un arto.

Il libro parla di grandi atleti, di uomini e donne infaticabili, che affrontano le sfide che la vita pone sul loro cammino con una grinta che, molto spesso, manca anche agli individui apparentemente più forti e privi di disabilità. D’altronde, la disabilità è un concetto aleatorio e chi non ne è affetto oggi potrebbe esserlo domani: è errato perciò definire qualcuno solo in base a questa condizione. Chi è affetto da disabilità non dovrebbe essere commiserato, ma conosciuto e compreso nella sua unicità.

Oltre a essere un encomio di atleti noti, vincitori di gare paralimpiche, "Oltre i limiti" dà voce a chi, come  Michele Vaira, vive la propria disabilità lontano dai riflettori ma non per questo con meno determinazione. L’incontro con Michele, un ragazzo di appena diciotto anni, affetto da una grave malformazione cerebrale,  è stato il momento più significativo dell’incontro. Non è stata la sua disabilità a scuotere le coscienze quanto la sua forza e grandezza d’animo, che traspariva dai suoi occhi, al pari di un’impressionante volontà di  migliorarsi.

La difficoltà che la vita gli ha riservato non lo hanno privato di sogni o aspirazioni, che anzi sono sempre più importanti e attendono di essere realizzati. "Grazie ancora”, non faceva che scrivere questo al computer, servendosi del suo programma Eye Writer, studiato per consentire a chi è completamente paralizzato di comunicare attraverso i soli movimenti della pupilla. La sua voglia di farsi sentire, sia pure solo muovendo gli occhi, è stata davvero commovente.  L’aver coinvolto durante l’incontro qualcuno come Michele e sua madre è valso più di ogni altra parola e ha impresso più fermamente i concetti che il dottor Manfredi ha voluto trasmettere: non esistono barriere se non quelle che ci auto-imponiamo e che un giorno rimpiangeremo di non aver superato.

 

Giulia De Michele, IV A - Liceo Classico