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L'Iliade e l'Odissea: due mondi a confronto

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è trovato di fronte al proemio dell’Iliade o dell’Odissea. Ma solo leggendoli così come ci sono stati tramandati, in quella “lingua geniale” che è in grado di spiegare ogni meccanismo del pensiero, si può apprezzare la profondità che ogni termine nasconde. Si tratta proprio della profondità del greco antico: una lingua che non è superficie ma essenza, una lingua che non smette mai di formare e stupire.

La prima parola con cui si apre il proemio dell’Iliade è μῆνιν, “ira” che introduce al tema centrale del poema: l’ira del  δῖος Αχιλλεύς, il divino Achille; ciò si contrappone al proemio dell’Odissea, che si apre con il termine ἄνδρα, uomo: l’Odissea, infatti, pone al centro l’uomo, quello che “sul mare patì molti dolori nell’animo” (πολλὰ δ᾽ ὅ γ᾽ ἐν πόντῳ πάθεν ἄλγεα ὃν κατὰ θυμόν), cioè il πολύτροπος Odisseo. L’aggettivo πολύτροπος, può essere tradotto in molteplici modi: l’uomo versatile, ovvero l’uomo dal multiforme ingegno, ma nessuna traduzione italiana potrà mai far venir fuori il vero mondo che nasconde questo aggettivo: “semplicemente” il mondo di Odisseo.

Persino Livio Andronico, il πρῶτος εὑρετής - letteralmente “primo scopritore”- della letteratura latina, provò a rendere in latino, nella sua Odusia, l’aggettivo greco, e lo tradusse con “versutus” facendolo derivare da “verto”, il corrispettivo del greco τρέπω da cui deriva πολύτροπος (entrambi i verbi significano “volgere”) .

Al contrario, l’Iliade parla di un uomo δῖος, divino, che procurò agli Achei infiniti dolori (ἥ μυρί Ἀχαιοῖς ἄλγε' ἔθηκε), e che, invece di conoscere, come Odisseo, numerose menti (πολλῶν δ᾽ἀνθρώπων ἴδεν ἄστεα καὶ νόον ἔγνω), gettò nell’Ade molte anime valorose di eroi (πολλὰς δ’ἰφθίμους ψυχὰς Ἄιδι  ροίαψεν ἡρωων).

Ci troviamo di fronte ad un dissidio ancora attuale, quello tra forza dell’istinto e forza della ragione, tra desiderio di gloria e desiderio di conoscenza.

 

Giorgia Fabrizio-Salvatore, III A - Liceo Classico