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Navigando sul mare della speranza

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Many classes at Cirillo watched Matteo Garrone's film Io Capitano. This article endeavours to reflect on the values emphasized by its characters and put forth during a discussion that took place between teachers and students.

Io Capitano

Molte classi del Cirillo hanno potuto assistere alla proiezione del film di Matteo Garrone Io Capitano. Questo articolo si impegna a riflettere sui valori che il film trasmette tramite i suoi personaggi, emersi in seguito a un dibattito avvenuto tra docenti e studenti.

Nell’ascoltare la notizia della candidatura agli oscar, nella categoria Miglior Film in lingua straniera, della pellicola di Matteo Garrone Io Capitano, anche gli studenti del Convitto Cirillo hanno sperimentato un senso di fierezza. Infatti la scuola ha dato loro la possibilità di assistere alla proiezione del film vincitore del Leone d’Argento nella 80esima Mostra del Cinema di Venezia.

Il lungometraggio illustra il viaggio di due cugini e amici, Seydou e Moussa, verso l’Europa per realizzare il loro sogno di affermarsi nel mondo della musica. I protagonisti lasciano Dakar, andando incontro alle insidie del deserto, agli orrori dei centri di detenzione in Libia e ai pericoli del mare.

L’obiettivo del regista è quello di cambiare la prospettiva con cui si guarda a questi tragici eventi, permettendo al pubblico di sperimentare sensazioni e paure con gli stessi occhi di queste persone. Di frequente, infatti, l’Europa riconduce questa situazione a un aspetto meramente politico ed economico, ignorando il fatto che, secondo queste culture, l’essere umano trova la sua realizzazione proprio tramite il viaggio, che è una esperienza fondamentale per costruire il sapere antropologico. Perciò tante persone, seppur non vivano in condizioni estreme, compiono lo stesso il viaggio.

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La pellicola ottiene un grande impatto grazie alla capacità di creare una connessione tra gli spettatori e i personaggi: il nome di Seydou riecheggia come un “sei tu” indirizzato allo spettatore e il suo ruolo dimostra dove si può arrivare con l’unione e la solidarietà tra simili. Seydou assume un valore paradigmatico in virtù del fatto che i suoi occhi riescono a cogliere l’umanità di tutte quelle che persone che per noi sono solo numeri e percentuali e non anime con storie, ricordi, affetti...

Io Capitano spinge lo sguardo del pubblico, abituato ad ascoltare il resoconto di numeri, a ricordare che, al di là di quei freddi dati, ci sono vite con aspirazioni che non si discostano poi più di tanto dalle nostre. La realtà terribile e violenta mostrata nella pellicola trasuda un’umanità che ci ricorda ciò che sosteneva anche il poeta latino Terenzio: siamo tutti esseri umani, uguali nelle nostre fragilità e questo dovrebbe indurci a solidarizzare abbattendo i muri dell’indifferenza e dei pregiudizi.

Inoltre, alla fine del film, è stata offerta agli studenti l’opportunità di parlare con un ragazzo testimone di questa avventura, il quale ha risposto alle domande delucidando aspetti ancora più cruenti e sanguinosi del viaggio che ha dovuto affrontare. Questa testimonianza ha permesso in modo ancora più efficace ai ragazzi di compenetrarsi in questa dolorosa parentesi che affligge la nostra umanità.

 

Valentina Laterza, III B - Liceo Classico